lunedì 21 novembre 2011

NIENTE È COME SEMBRA

NIENTE È COME SEMBRA



Alejandro Jodorowsky

ALEJANDRO JODOROWSKY, nato nel Cile del Nord nel 1929, figlio di immigrati ebreo-ucraini, si è trasferito dal 1953 a Parigi (città dove risiede tuttora), dove ha fondato con Fernando Arrabal e Roland Topor il movimento di teatro “panico”. Artista eclettico, Jodorowsky durante la sua carriera artistica ha toccato vari campi: mimo, attore, regista cinematografico (El Topo (1971) e La Montagna Sacra (1973) sono i suoi capolavori), autore di teatro, poeta, romanziere e sceneggiatore di fumetti. In tutti i suoi lavori l'aspetto visionario ha sempre prevalso, sottolineando così la necessità di rompere le strade note e prosaiche. 
Uno degli aspetti più affascinanti di Alejandro Jodorowsky riguarda la sua figura di psicoanalista sui generis. E' difficile posizionarlo rispetto a una scuola o a una corrente di pensiero, e non a caso si definisce psicomago. In realtà egli ha elaborato un modo nuovo di entrare in contatto con l'inconscio.


ALEJANDRO JODOROWSKY 
Psicogenealogia 




"Mentre scrivevo per Moebius il fumetto l'Incal, iniziai a fare le prime letture di Tarocchi. Più facevo pratica e più mi rendevo conto che tutti i problemi sfociavano nell'albero genealogico. Esaminare i problemi di una persona significava entrare nell'atmosfera psicologica dell'ambiente familiare: avevo capito che eravamo segnati dall'universopsicomentale dei nostri cari.



Dalle loro buone qualità ma anche dalle loro idee pazze, dai sentimenti negativi, dai desideri inibiti, dagli atti distruttivi. Il padre e la madre proiettavano sul neonato tanto atteso tutti i loro fantasmi: volevano vedergli realizzare quello che loro non erano riusciti a vivere o a conseguire. E così assumevamo una personalità che non era la nostra ma che proveniva da uno o più membri della nostra cerchia affettiva; nascere in una famiglia era, per così dire, essere posseduti.




La gestazione di un essere umano non viene quasi mai portata a termine in modo corretto. Sul feto influiscono le malattie e le nevrosi dei genitori. Dopo un po' di pratica, mi bastava osservare i movimenti di chi mi chiedeva un consulto e udire qualche frase per dedurre in quale modo fosse venuto al mondo. Avevo capito che il modo in cui veniamo partoriti, e sovente non è quello giusto, ci allontana da noi stessi per tutta la vita. E questi parti malfatti vengono provocati dai problemi emotivi che esistono tra i nostri genitori e i nostri nonni. Il male si trasmette di generazione in generazione: la persona stregata si converte in stregone proiettando sui figli ciò che prima era stato proiettato su di lei... a meno che non si acquisti consapevolezza spezzando così il circolo vizioso. Non dobbiamo avere paura di immergerci profondamente in noi stessi per affrontare la parte di noi che è stata mal formata, l'orrore della mancata realizzazione: soltanto così faremo saltare l'ostacolo genealogico che si erge come una barriera impedendo il flusso e riflusso della vita. In questa barriera ritroviamo gli amari sedimenti psicologici di nostro padre e nostra madre, dei nonni e dei bisnonni. Dobbiamo smetterla di identificarci con l'albero e capire che non è confinato nel passato: al contrario, vive ed è presente all'interno di ciascuno di noi. [...]


L'albero genealogico si comporta, con tutte le sue componenti, come un individuo, un essere vivente. Ho chiamato lo studio di questi problemi "psicogenealogia", così come ho chiamato lo studio dei tarocchi "tarologia". nel giro di pochi anni i tarologi e gli "psicogenealogi" si sono moltiplicati. Alcuni terapeuti che hanno compiuto studi genealogici hanno cercato di ricondurre tale albero a formule matematiche, ma non è possibile ingabbiarlo nella razionalità. L'inconscio non è scientifico, è artistico. Lo studio delle famiglie va condotto diversamente. Di un corpo geometrico si conoscono perfettamente le relazioni fra tutte le parti, per cui non è modificabile. Un corpo organico sviluppa relazioni misteriose: si possono aggiungere o sottrarre parti eppure, fondamentalmente, il corpo continua a essere quello che era. Le relazioni interne di un albero genealogico sono misteriose. Per comprenderle occorre entrare dentro di lui come dentro un sogno. Non bisogna interpretarlo, bisogna viverlo. Il paziente deve fare la pace con il suo inconscio, non deve liberarsi di lui ma trasformarlo in un alleato. Se impariamo il suo linguaggio, si mette a lavorare per noi. Se la famiglia che vive dentro di noi ancorata alla memoria infantile è alla base del nostro inconscio, allora dobbiamo far evolvere ogni nostro parente trasformandolo in un archetipo. Dobbiamo innalzarlo al nostro livello di coscienza, dobbiamo esaltarlo, immaginarlo nell'atto di dare il meglio di sé stesso. Tutto ciò che diamo a lui lo diamo a noi. Ciò che gli neghiamo, lo neghiamo a noi. [...]


Un maestro zen disse: "La natura del Buddha si trova anche in un cane". E questo significa che dobbiamo immaginare la perfezione in ogni personaggio della nostra famiglia.[...]"

(Estratto dal libro La Danza della Realtà, di Alejandro Jodorowsky)



Psicomagia


Come invertire la rotta delle nostre paure, sciogliere i nodi del malessere, sfondare i muri dell'incubo? Agendo, risponde Alejandrò Jodorowsky. Compiendo un atto paradossale che scuota l'immobilità patologica di cui siamo prigionieri. Un atto dettato dalla voce dell'inconscio e tradotto nella surreale poesia di una quotidianità trasgressiva e onirica.

Jodorowsky ascolta, interroga, esplora il labirinto emotivo dei suoi interlocutori e pazienti. Senza interpretare. Senza forzare i significati. Come un regista abituato alle meraviglie e allo stupore del teatro, raccoglie dai gesti sospesi quello che può riavviare l'azione, riaccendere le luci della scena.

Prese le distanze dalla sicumera scientifica della psicanalisi, Jodorowsky propone il semplice abbandono all"'atto psicomagico", la confidenza tra la profondità dell'esperienza e la complice, quasi omeopatica, adesione alle forme del proprio male. Guarire è, in questa "terapia panica", una parola stonata. Imparare a essere felici, no.



Questo è un linguaggio che l'inconscio è in grado di comprendere. Nella psicoanalisi tradizionale non si fa altro che tentare di decifrare ed interpretare con il linguaggio corrente i messaggi inviati dall'inconscio. Io agisco al contrario: invio messaggi all'inconscio utilizzando il linguaggio simbolico che gli è proprio. Nella psicologia spetta all'inconscio decifrare l'informazione trasmessa dal cosciente.(Estratto dal libro Psicomagia di Alejandro Jodorowsky)



"Per risolvere un problema non bastava identificarlo! Una presa di coscienza, un confronto drammatizzato, un perdono immaginato se non venivano seguiti da un atto nella vita quotidiana, alla fine erano sterili. Giunsi alla conclusione che dovevo indurre le persone ad intervenire su quella che ritenevano essere la loro realtà. Ma ero restio a farlo. Con quale diritto mi intromettevo nella vita degli altri? Avrei esercitato un'influenza nei loro confronti che poteva facilmente degenerare in una presa di potere, creando delle dipendenze. Mi trovavo in una posizione difficile in quanto le persone che venivano a consultarmi mi chiedevano in un certo senso di convertirmi in padre, madre, figlio, marito, moglie... Perché la presa di coscienza di un problema fosse davvero efficace dovevo obbligare l'altro ad agire, per cui non lo chiamavo paziente bensì richiedente, e gli prescrivevo delle azioni ben precise senza per questo assumermene la tutela o diventarne la guida per tutta la vita. È nato così l'atto psicomagico, nel quale si coniugano tutte le esperienze che ho assimilato nel corso degli anni.


Prima di tutto, la persona si impegnava a compiere l'atto così come glielo prescrivevo, senza cambiare una virgola. Per evitare deformazioni dovute agli errori della memoria, doveva subito annotare il procedimento da seguire; una volta compiuto l'atto, mi avrebbe mandato una lettera nella quale in primo luogo trascriveva le istruzioni ricevute, poi mi raccontava nei dettagli in quale modo le aveva portate a termine, le circostanze e gli incidenti di percorso. In terzo luogo descriveva i risultati ottenuti. Alcune persone attesero un anno prima di mandarmi la lettera, altre, non volendo fare esattamente quello che avevo prescritto, mettevano in discussione le mie ricette, tentavano di contrattare e trovavano ogni genere di scuse per non seguire alla lettera le istruzioni. Come avevo sperimentato, se si cambia un dettaglio, anche minuscolo, e non si rispettano le condizioni indispensabili per la riuscita dell'atto, gli effetti possono essere nulli oppure negativi. In realtà, la maggior parte dei problemi che ci tormentano sono quelli che vogliamo avere: siamo vincolati alle nostre difficoltà in quanto sono loro che formano la nostra identità, sono loro che ci consentono di definirci in quanto persone con un determinato carattere. Quindi non c'è niente di strano se qualcuno tenta di tergiversare e fa di tutto per sabotare l'atto: uscire dai problemi implica modificare profondamente la relazione che abbiamo con noi stessi e con il passato.[...]



Lo psicomago si presenta come il semplice conoscitore di una tecnica, come un istruttore, e si preoccupa di spiegare al paziente il significato simbolico di ogni atto e la sua finalità. Chi viene a chiedere un consulto sa che cosa sta facendo. Ogni superstizione viene bandita: eppure non appena si mettono in pratica gli atti prescritti, la realtà inizia a danzare in un modo diverso, nuovo. Accadono eventi inaspettati che aiutano la realizzazione di un qualcosa che sembrava impossibile.[...]



Dare consigli di psicomagia potrebbe sembrare un facile giochetto surrealista, ma in realtà li può dispensare soltanto chi abbia lavorato a lungo su se stesso. Ogni atto deve rispondere alle più sottili caratteristiche di chi viene a chieder un consulto, come un paio di scarpe fatte su misura. Poiché non esistono due persone identiche, non si possono prescrivere due atti che siano identici. [...]




Una volta ho concesso a Gilles Farcet una serie di interviste che sono state pubblicate in un libro, Psicomagia. I lettori mi hanno scritto chiedendomi delle sedute private, e io ho acconsentito: per un anno ho affrontato i problemi più gravi sperimentando nuove strade in questo genere di terapia. Diversi psicoanalisti, specialista in osteopatia e medici della cosiddetta Nuova medicina hanno seguito i miei corsi e li hanno adattati alle loro discipline. Più tardi l'istituto SAT (Seekers After Truth, Ricercatori della Verità), sotto la direzione dello psichiatra Claudio Naranjo, discepolo diretto di Frederick Perls (il creatore della terapia Gestalt), mi ha invitato a tenere alcuni corsi in Spagna e in Messico, dove trecento futuri terapeuti hanno imparato [...] soprattutto le tecniche della psicomagia. Ho formato dei gruppi di studio anche a Santiago del Cile e poi a Napoli, con gli allievi dello psicoanalista Antonio Ferrara. Per riuscire a trasmettere quest'arte che pratico in uno stato di "trance", ho dovuto sforzarmi di trovare delle leggi che consentissero agli scienziati di addentrarsi nei suoi misteri.
La psicomagia si basa sostanzialmente sul fatto che l'inconscio accetta il simbolo e la metafora, dando loro la stessa importanza che darebbe a un fatto reale. I maghi e gli sciamani delle culture più antiche lo sapevano bene. Per l'inconscio, intervenire su di una fotografia,una tomba,un capo d'abbigliamento o qualsiasi oggetto personale (un dettaglio può simboleggiare il tutto) equivale a intervenire sulla persona in carne ed ossa.[...]

La psicomagia tenta di far guadagnare tempo, accelerando la presa di coscienza: così come una malattia può manifestarsi all'improvviso, anche la guarigione può arrivare repentinamente. Una malattia improvvisa viene chiamata disgrazia,una guarigione repentina miracolo. Eppure entrambe hanno un'unica radice: sono manifestazioni del linguaggio dell'inconscio. Grazie ad un'analisi tramite i Tarocchi, grazie ad una profonda comprensione mediante lo studio delle ripetizioni all'interno dell'albero genealogico e grazie alle azioni psicomagiche, possiamo avvicinarci alla pace interiore che è il frutto della scoperta della nostra vera identità".


(Estratto dal libro La Danza della Realtà di Alejandro Jodorowsky)

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