domenica 14 luglio 2013

In famiglia chi comanda? L'uomo o la donna?

In famiglia chi comanda? L'uomo o la donna? 


Spesso nelle famiglie sentiamo dire da parte dell'uomo di casa :"qui comando io e si fa come dico io!":Ma è veramente cosi'??
Secondo voi stiamo assistendo ad una inversione di ruoli?
Il genere maschile e femminile, è una costruzione culturale,  trasforma le differenze biologiche (il sesso) in differenze sociali. 
Il ruolo è per l’essere umano una necessità in quanto permette di rispondere a due bisogni umani: la sicurezza e l’appartenenza. 
Se conosco il mio ruolo, so come mi devo comportare e cosa, approssimativamente, mi dovrò aspettare dagli altri; mi permette, inoltre, di sentirmi appartenente a un gruppo, a una società che mi riconosce e nella quale posso riconoscermi. 
Mentre il sesso con cui nasciamo è come la nostra pelle, che non può essere modificata, il ruolo maschile e femminile è, invece, come unvestito,  che varia a seconda del contesto socio-culturale, dei gruppi di appartenenza, delle religioni e delle filosofie seguite. 
Ora, sempre più spesso, si sente parlare di inversione di ruoli, proprio come se uomo e donna si fossero metaforicamente scambiati i vestiti: tuta da lavoro per lei , jeans attillati e camicie rosa per lui!
 
1. In famiglia 
Fino a qualche decennio fa c'era una netta separazione dei ruoli
Tradizionalmente l’uomo lavorava e aveva il potere di decidere per i figli e per la moglie, la donna doveva occuparsi della casa e della prole: il rapporto tra i coniugi era asimmetrico e spesso poco intimo e affettuoso. Da una società repressiva e autoritaria, in poco tempo si è passati a una società dinamica e complessa che si avvicina sempre più alla parità dei diritti, delle classi sociali e, infine, anche dei sessi. È possibile, così, rintracciare nuove tendenze nei ruoli assunti dai partner all'interno del nucleo familiare:
 
Donna in carriera ↔ uomo casalingo 
In alcuni casi si può parlare di una vera e propria inversione, in cui il marito (che non lavora, o lavora per poche ore a causa della crisi economica) ha più tempo da dedicare alla casa e ai figli e lo fa anche volentieri. La moglie, invece, è spesso “una donna in carriera” e diventa colei che amministra le finanze e prende le decisioni familiari. In questi casi la coppia si costruisce un equilibrio, seppur opposto a quello tradizionale, che rimane tale se entrambi, uomo e donna, accettano e interiorizzano il nuovo ruolo, proprio e del compagno. Non è raro, però, che in questi casi l'uomo senta questa mancanza come il venir meno di una parte importante della propria identità maschile e questo porti a problematiche di coppia e sessuali.
 
Donna multitasking ↔ uomo passivo 
Spesso non avviene una vera e propria inversione, ma è la donna che si carica, oltre dei tradizionali compiti di cura, di nuovi ruoli dettati dalle sempre più pressanti esigenze della società. In tutto questo l’uomo non subisce un'inversione, ma bensì una perdita di ruoli e reagisce con la passività: si siede e aspetta.

Ruoli interscambiabili 
In alcune famiglie i ruoli appaiono interscambiabili, a volte cucina la moglie, altre il marito, così per le pappe del figlio o per portare fuori la spazzatura. Un’ottima soluzione, pratica e moderna; il rischio è quello, però, di trovarsi confuse e di sentir venir meno quelle certezze e quel senso di identità che derivano dall'assunzione di un ruolo.
 
2. Nella coppia e nel sesso 
Più libertà, ma a un prezzo: difficoltà nella gestione emotiva della sessualità
I classici ruoli del maschio seduttore e della donna sedotta si stanno, anch’essi, sempre più modificando. Il modello attivo/passiva, cacciatore/preda non trova ormai molti consensi lasciando spazio, anche qui, a un’inversione dei ruoli o a evidenti cambiamenti. Dalla rivoluzione sessuale degli anni ’60 e ’70 alle ricerche sul piacere sessuale femminile e alle relative disfunzioni, si è giunti finalmente a sdoganare una serie di tabù che non ammettevano una partecipazione attiva della donna all’atto sessuale e non le davano nemmeno la dignità di “sentire”. Oggi sono le donne (soprattutto se molto giovani) che fanno il primo passo, che seducono, scelgono, stanno con più partner, comprano i sextoys, hanno relazioni aperte. Queste situazioni non sarebbero mai state pensabili fino a un paio di decenni fa o comunque non avvenivano alla luce del sole (e del web) come oggi.
 
La rivincita femminile 
In nessun altro campo come in quello della sessualità, il cambiamento del ruolo della donna è così evidente, la libertà sessuale raggiunta dalla donna è il segno tangibile di una più ampia rivincita del genere femminile. Per la donna è oggi possibile conoscere com'è fatto il proprio corpo e come funziona, si è liberata da vecchie superstizioni che la volevano infetta nei giorni delle mestruazioni e che la tacciavano come strega poiché seduceva un uomo “con poteri magici e occulti”. La libertà, però, ha sempre un prezzo da pagare. Da non sottovalutare è la difficoltà nella gestione emotiva della sessualità: proprio perché divenuta in poco tempo così ricca e aperta, il cambiamento di comportamenti rischia di non andare di pari passo con l’accettazione e la gestione emotiva della ridefinizione della propria identità, che deve includere, inevitabilmente, anche questa nuova parte di sé.

E..... l'uomo come reagisce? 
L’uomo, seppur inizialmente contento del cambiamento (dalla donna passiva e fredda a una disponibile e giocosa) ben presto riconoscere nell'emancipazione sessuale un pericolo per la propria virilità. L’uomo che si sente minacciato può reagire in differenti modi: con la violenza, ed è il caso dell’uomo che sottomette con la forza la moglie perché non conosce altro modo per imporsi; oppure con la passività e lo spostamento dei propri interessi.
 
Più calcetto, meno sesso 
Sono molte le coppie, per esempio, in cui l’uomo incorre in problemi sessuali proprio perché (inconsciamente) non si sente un seduttore e non riesce più ad agire quel ruolo da predatore che lo faceva sentire maschio e virile (ruolo esercitato, tra l’altro, dall’uomo primitivo e quindi inscritto nel codice genetico della specie). In altri casi ancora l’uomo perde interesse per il sesso e trova soddisfazione in altre passioni, come il calcio o il modellismo. In questo caso l’attività sessuale si è svuotata di attrattiva. Questo può accadere nei casi in cui l’uomo non si senta all'altezza della situazione o nei casi in cui l’attività sessuale diventi una routine, sempre uguale, come e quando si vuole, e cessa di essere uno stimolo da ricercare. Un consiglio sempre valido: fatevi desiderare e non datevi mai per scontate, usate la fantasia e mantenete viva la curiosità del partner!
 
3. Nel lavoro 
Il cambiamento c’è, ma ancora solo per una minoranza
In Italia lavora il 46% delle donne, in Europa le donne occupate sono quasi i 70%. Oggi non solo vediamo donne che arrivano ai vertici di aziende e multinazionali, ma anche che riescono a infrangere qualche tabù esercitando professioni fino a ora tipicamente maschili e diventano ingegneri, astrofisici, agricoltori, elettricisti...
 
Ancora pregiudizi 
Purtroppo il mondo del lavoro non riesce ancora a garantire una vera parità, la donna è ancora troppo spesso vittima dei pregiudizi, riceve stipendi più bassi rispetto all'uomo, viene penalizzata dalla maternità (reale o solo potenziale). Oggi la donna che lavora si trova a dover reggere un forte carico emotivo dovuto a queste asimmetrie, pur traendo soddisfazione dalla posizione raggiunta deve continuamente lottare per dimostrare di essersela meritata e, se volesse avere un figlio, la paura è quella di perdere tutto ciò per cui ha fin'ora lottato. La società odierna manda alla donna che desidera lavorare messaggi molto contraddittori, da una parte sembra accoglierla in un’infinità di nuove possibilità, dall’altra non si rivela pronta a inserirla nel suo mercato. Sapere che esistono ancora certi stereotipi e che possono influenzare pensieri e ragionamenti all’interno dell’ambiente di lavoro può aiutare la donna a comprendere certe situazioni e cercare di modificarle (se necessario facendosi aiutare a far valere i propri diritti).

Le donne si dimostrano inoltre superiori anche in molte altre cose ... osservando abitudini comportamentali e stili di vita, si è riusciti ad evidenziare quali sono le attitudini più comuni nell’uno e nell’altro sesso, per quanto riguarda l’organizzazione della vita famigliare e lavorativa.
Ebbene, un gruppo di ricercatori universitari del Regno Unito ha evidenziato come le donne raggiungano livelli eccellenti in strategia ed organizzazione e si dimostrino molto più “multitasking”, più abili a svolgere diversi compiti, rispetto ai loro partner maschili.
In realtà, non si tratta di una grande novità, dato che le donne sono da sempre abituate a destreggiarsi contemporaneamente in realtà diversificate ed a tener testa agli impegni lavorativi e domestici con uguale impegno e dedizione.
Ciò che però fino ad ora mancava, era uno studio approfondito che, con approccio scientifico, dimostrasse le ragioni di tali differenze nella capacità di multitasking e pianificazione, tra uomo e donna.
Ci è riuscito, appunto, un gruppo di ricercatori dell’University’s School of Psychology di Hertfordshirein, nel Regno Unito, che ha chiarito come le donne dimostrino le stesse capacità degli uomini, nel risolvere esercizi di matematica o interpretare una cartina geografica, ma sono molto più brave ed ottengono, fino al 70% in più, risultati migliori se si tratta di pianificare ed organizzare compiti.
Inoltre, risultano versatili ed egualmente preparate nelle mansioni organizzative tanto a casa, quanto in ufficio: sono mamme eccellenti e responsabili e manager infallibili a lavoro.
La ricerca, nello specifico, ha interessato un gruppo composto da 50 studenti e 50 studentesse universitarie a cui è stato chiesto di risolvere alcuni problemi di matematica, interpretare una cartina, rispondere al telefono e prendere appunti, svolgere quiz di cultura generale e gestire la strategia di recupero di un’immaginaria chiave perduta in un campo.
Ebbene, se nei quesiti di matematica, cultura generale, i risultati erano pressoché invariati, nell'ultima parte del test, legata all'organizzazione e pianificazione le donne hanno dimostrato risultati di gran lunga superiori ai loro colleghi maschi.
In particolare, ciò che stupisce è la capacità, molto più sviluppata nelle donne, di gestire situazioni di stress e riuscire a pianificare e trovare soluzioni, anche sotto pressione.
Pare che tutto sia dovuto non ad una differenza di QI, maggiore nelle donne o negli uomini, quanto a connessioni diversamente strutturate, negli uomini e nelle donne, tra i due emisferi del cervello e nel modo in cui questi comunicano.
Tali connessioni porterebbero l’uomo a ragionare per specificità, prendendo in considerazione un solo problema alla volta, mentre la donna sarebbe portata a ragionare in maniera più “emotiva”, ponendo maggiore attenzione ad una visione globale, piuttosto che particolaristica.
Viene sfatata, quindi, una convinzione abbastanza consolidata nello studio delle differenze cognitive tra uomo e donna, che vedeva primeggiare gli uomini nella gestione e comprensione dello spazio: oltre a risolvere problemi di collocazione degli oggetti nello spazio, siamo più brave a gestire una situazione di traffico in strada, ad esempio, perché più abili ad immagazzinare diversi dati contemporaneamente.
Oltre ad abilità genetiche, bisogna, ancora, considerare secoli e secoli di “attitudine” culturale a gestire diverse realtà ed svariati impegni nel mondo lavorativo ed in quello famigliare.
Se, quindi, quando chiediamo al nostro partner di buttar fuori la spazzatura mentre sta guardando la partita, notiamo una certa difficoltà e ritrosia, dovremo forse imputarla alla mancanza di multitasking?
Nient’affatto, secondo me si tratta di un pizzico di sana pigrizia ed, inoltre, le abilità vanno sempre potenziate e migliorate, perciò perché non far dono della nostra preziosa abilità e chiedere ogni tanto al nostro lui, di svolgere più compiti contemporaneamente?

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sabato 6 luglio 2013

Il sigillo della fiducia in se stessi

Il sigillo della fiducia in se stessi


La fiducia in se stessi dipende dal voto che diamo nella quotidianità a noi stessi, il nostro vivere e il raggiungimento di un obiettivo.... è semplicemente una stima, una valutazione, o se vogliamo la risposta alla domanda: ”Cosa penso di me?”.
Se ci valorizziamo la nostra autostima sarà alta altrimenti sperimenteremo quella che viene chiamata bassa autostima.
Chi ha bassa autostima, per esempio, mostra scarsa fiducia nella propria persona e nelle proprie capacità; si sente spesso insicuro, non è in grado di contare su se stesso e manifesta diverse paure legate soprattutto alla propria percezione di inadeguatezza e incapacità. Per fare un esempio, se una persona con bassa autostima si trova dover prendere una decisione importante, proverà un senso di incertezza molto forte e la sensazione che qualunque scelta farà si dimostrerà sbagliata; al contrario, una persona con una solida autostima sceglierà senza troppe preoccupazioni e indecisioni la via ritenuta migliore.
È importante specificare che l'autostima è un fattore dinamico, che evolve nel tempo e subisce variazioni anche notevoli nel corso della vita. Non si nasce con la giusta autostima, essa va piuttosto coltivata, curata, alimentata durante il corso dell'esistenza. Se una bassa autostima si dimostra un fattore di ostacolo nella vita di una persona, allo stesso modo un'autostima eccessiva può avere effetti deleteri. Ad un estremo ci sono infatti coloro la cui autostima è bassa, all'altro estremo coloro che godono (soffrono) di eccessiva autostima, finendo spesso col sentirsi sempre sicuri di stessi e ritenendo di fare sempre la cosa giusta, anche quando le cose non stanno così. Queste ultime persone corrono il rischio di non "accorgersi" dei propri errori, dal momento che la loro sicurezza personale è così elevata da renderli incapaci di vedere alternative di comportamento diverse da quelle prese in considerazione. Si parla in questo caso di autostima ipertrofica, ovvero ipersviluppata. Chi la possiede, come già accennato, si mostra particolarmente sicuro di sé, spesso orgoglioso, ma anche presuntuoso e testardo. Incapace di guardarsi indietro, di analizzare il proprio passato insieme agli errori commessi per trarne insegnamento.
Come frequentemente accade la virtù sta nel mezzo; nel caso dell'autostima questa affermazione è sicuramente appropriata. Una sana autostima si manifesta nella capacità di percepirsi e di rapportarsi a se stessi in modo realistico, positivo, rilevando i punti forti e quelli deboli, amplificando ciò che è positivo e migliorando quello che invece non lo è. Significa anche essere in grado di ammettere che c'è qualcosa che non va quando le circostanze lo richiedono. Una persona con una sana autostima non è infatti perfetta, ma al contrario di chi non si rispetta abbastanza sa come valorizzare le proprie abilità e capacità e come tenere sotto controllo i difetti e le parti del proprio carattere meno amate. La sana autostima è indipendente dal giudizio degli altri, è caratterizzata da una profonda conoscenza di se stessi, aiuta a mantenere i punti di forza ed a migliorare quelli di debolezza, promuove obiettivi stimolanti ma non eccessivi, spinge la persona al confronto con se stessa e con gli altri.

Tanto più il "come siamo"  è lontano da il “come vorremmo essere”  tanto più ci si sente come persone di minor valore e si prova insoddisfazione nei propri confronti.
Un esempio può essere quello di una persona che vive una relazione affettiva insoddisfacente; nella sua mente immagina una relazione ricca e appagante mentre nella realtà quello che vive è una rapporto scadente e lontano dal suo ideale.
La prima cosa da capire quando sperimentiamo bassa autostima è quindi chiedersi: cosa sto valutando di me stesso? Perché è così importante per me?
L’autostima è solo una componente del nostro benessere psicologico ma funziona come una particolare lente che ingigantisce o miniaturizza le nostre risorse personali. 
Chi sperimenta bassa autostima non sentendosi sufficientemente sicuro del proprio valore e delle proprie qualità, evita di scegliere e agire per un eccessivo timore di sbagliare,  sperimenta maggior incertezza e difficoltà a staccare dalla situazione problematica per cercare una soluzione e quando vive un insuccesso soffre maggiormente, associando l’accaduto esclusivamente ad una sua mancanza mentre quando sperimenta un successo tende a svalutarlo, sminuirlo. 
La base da cui partire è quella di considerare che una bassa autostima non è una condizione permanente; ci sono dei momenti e dei periodi particolari in cui la nostra autostima è bassa e altri no. 
E' una condizione che si può variare.
Chi sperimenta bassa autostima infatti vive la sensazione di perdere il controllo dei propri stati d’animo sentendosi spesso mancare le forze e la determinazione per raggiungere i propri obiettivi. 

Gli elementi chiave 

Per migliorare la propria autostima è importante occuparsi dei seguenti aspetti:

 Scoprire quali sono i propri valori fondamentali e quindi fare chiarezza con se stessi rispetto quello che si vuole e quello che non si vuole nella propria vita.Vivi sempre coerentemente ai tuoi valori e sviluppando tuoi talenti naturali
Le cose veramente importanti per te sono quelle che devono guidare le tue decisioni. Se agisci in contrasto con i tuoi valori perderai la stima di te stesso e rimarrai prigioniero di uno strisciante senso di insoddisfazione. L’autostima arriva da sé quando sai di agire con coerenza a ciò che ritieni giusto, alle tue aspirazioni, al tuo schema di riferimento di base per le tue valutazioni. Seguire i tuoi valori alimenta l’amore per te stesso, l’apprezzamento, l’accettazione indipendentemente dai difetti e dalle prestazioni, alimenta un’autoimmagine positiva, ti fa sentire all'altezza delle tue capacità, e dà fiducia a te stesso, sapendo di aver risposto in maniera adeguata alle situazioni importanti. Lo stesso avviene quando sfrutti i tuoi talenti: quando lo fai riesci bene senza sforzo e il successo ti dà fiducia, genera una visione positiva di te stesso e ti fa amare te stesso ancora di più.
 Per tendere alla perfezione devi saper convivere con i tuoi difetti
Se vuoi avere successo devi saper convivere con la possibilità di non avere successo. Vuoi sapere come si fa a non fallire? Aprendosi alla possibilità di fallire un certo numero di volte. Mettendoti nelle condizioni di poter sopportare e superare il fallimento. Per prima cosa metti Se metti in conto l’insuccesso, poi fai tutto il possibile per prevenirlo e superarlo. Qualsiasi cosa vale la pena fare, vale la pena farlo male all’inizio finché non si impara a farlo bene. Se vuoi imparare a parlare bene in pubblico, devi essere disposto a farlo in modo mediocre all’inizio, studiare, provare, verificare, migliorare, riprovare, verificare e migliorare….cerca la lezione positiva in ogni delusione, ne troverai sempre una. Chiediti sempre cosa hai fatto bene e cosa avresti potuto fare di diverso. Questa è l’unica via verso il miglioramento e il successo.
 Riconoscere le proprie emozioni distruttive: imparare a riconoscere ed entrare in contatto con emozioni maggiormente sane e che ci sostengano nei momenti di difficoltà.
 Invece di cercare di predire il futuro agisci per far sì che il futuro sia quello desiderato
Le persone con bassa autostima cercano di immaginarsi il futuro e quello che vedono (quello che cercano) è il peggior scenario possibile. Così trovano tutti i motivi per non agire (leggi “non migliorare, non cambiare, non raggiungere il successo”). Le persone che confidano in loro stesse sono determinate a far sì che il futuro sia come loro desiderano. Agiscono per rendere probabile il futuro desiderato. Puntano sul possibile contro il probabile e così facendo rendono probabile il possibile anziché rendere certo il probabile.
 Lavorare sull'immagine di se: molto spesso ci armiamo di buoni propositi e determinazione (voglio dimagrire, voglio smettere di fumare etc..) ma se prima non modifichiamo l’immagine che abbiamo di noi stessi tenderemo inconsciamente a sabotarci.
 Cura il tuo aspetto. Ho sempre preferito l’essenza all'apparenza, ma curare se stessi, il proprio aspetto fisico ed il modo in cui ci vestiamo può avere un importante impatto sulla nostra autostima. A volte, quando ci sentiamo giù di corda e fuori forma, un po’ di attività sportiva, una bella doccia ed il nostro capo di vestiario preferito sono un toccasana per aumentare la fiducia in noi stessi.
 Ripensa il modo in cui ti pensi. Curare il proprio aspetto, non solo ci fa sentire meglio, ma ci aiuta a creare una nuova immagine di noi stessi. 
Gran parte del nostro livello di autostima è legato all'immagine che proiettiamo di noi stessi nella nostra mente. 
Non sempre questa immagine è reale e spesso tendiamo a dare maggior peso ai nostri difetti piuttosto che ai nostri pregi. Questa immagine non è scolpita nella pietra: modificala come se avessi a disposizione uno di quei programmi di ritocco digitale. 
Non si tratta di mentire a se stessi, ma al contrario di equilibrare i nostri pregi e difetti.
 Impara a definire i tuoi obiettivi. Un’altra importante componente della nostra autostima è legata agli obiettivi che riusciamo a centrare. In alcuni periodi la nostra vita sembra costellata da continui fallimenti; le cause possono essere molteplici: la dannata sfortuna (molto meno di quanto crediamo), la nostra mancanza di auto-disciplina (spesso, ma non sempre), gli inevitabili ostacoli che non avevamo preventivato. Eppure, spesso non riusciamo a centrare i nostri obiettivi a causa di come li definiamo. Obiettivi migliori possono condurci a risultati migliori e di conseguenza ad una maggiore autostima.
 Scrivi un diario personale. Il più delle volte ricordiamo benissimo i nostri fallimenti e tendiamo a dimenticare i nostri successi; per questo motivo un diario personale, in cui raccogliere quotidianamente i nostri pensieri e le nostre esperienze (positive e negative), può aiutarci ad avere un’immagine più oggettiva dei risultati che abbiamo raggiunto nel passato. Conoscere te stesso, quello che hai già affrontato ed il modo in cui ne sei uscito, può essere una spinta fondamentale per aumentare la fiducia in te stesso.
 Parla lentamente. Non smetterò mai di sorprendermi di come il nostro corpo e la nostra gestualità influenzino la nostra mente e viceversa. Un famoso detto americano dice “fake it till you make it” (fai finta, finchè non ci riuscirai): questo significa che ancor prima di avere un’elevata autostima dovresti fingere di comportarti come qualcuno molto confidente. Qualche esempio pratico? Prova a parlare lentamente: chi parla in modo fermo e pacato dimostra di avere piena padronanza dell’argomento e di non doversi precipitare per esprimere la propria opinione.
 Se l’hai fatto almeno una volta puoi farlo di nuovo
Ti sei mai sentito invincibile? Sicuro del successo? Pronto a sfidare il modo. Scommetto che più di una volta nella tua vita hai provato questa sensazione? Bene, come è andata? Probabilmente le tue sensazioni, il tuo stato d’animo, le tue emozioni ti hanno dato la forza per raggiungere il risultato desiderato. Può essere stato in occasione di un grande progetto che hai completato, potrebbe essere stato in una occasione banale come una partita a calcetto o a carte. Non importa in che occasione è successo. Quello che importa è che è successo. Perché quando credi di potercela fare ce la fai e quando credi il contrario non arrivi al risultato. Perché? Il successo o l’insuccesso dipende da te, da quello che credi in un dato momento. Quando devi fare qualcosa e sei preso dallo sconforto, ripensa a quel momento in cui eri nel pieno delle tue potenzialità. Pensa ai tuoi successi e così caricato agirai nel migliore dei modi.
 I tuoi standard di riferimento non sono gli altri, sei tu stesso quando sei al meglio
Se è vero che può essere utile ispirarsi a qualcuno che rappresenta il punto di arrivo e su cui “modellarti” ricordati che qualsiasi modello deve essere adattato a te stesso. Tu sei unico. Non devi “scimmiottare” ma ispirarti agli altri sfruttando le tue peculiarità. Tu riesci a percepire ciò che puoi diventare. Quello è il livello a cui puntare. Ogni volta che raggiungerai una tappa del tuo percorso sentirai di poter andare oltre. Allora potrai fissare ad un livello più alto il tuo standard. Il miglioramento personale è un processo graduale e continuo.
 Fai leva sui tuoi punti di forza e anche… sui tuoi punti deboli
Non hai bisogno di essere diverso da quello che sei. Se forzi te stesso fuori dalla tua persona non ti sentirai a tuo agio, non agirai al meglio delle tue possibilità. Gli altri si percepiranno una mancanza di naturalità. Sii te stesso. Anziché forzare te stesso ad essere diverso prova piuttosto ad essere ancora di più te stesso. Pensa in quale contesto quelli che oggi consideri i tuoi punti deboli possano risultare delle potenzialità e con questa consapevolezza agisci.
 L’autostima s’impara
L’autostima, come tutte le cose, s’impara con la pratica. La sviluppi decidendo di agire come se già avessi tutta la confidenza che ti serve. Simulandola finché non la sviluppi realmente. L’insicurezza genera insicurezza, i dubbi che sollevi ostacolano il tuo potenziale più dei tuoi reali limiti. Se agisci ripetutamente con risolutezza svilupperai l’abitudine ad agire con confidenza e la mancanza di autostima diventerà un ricordo. Se ti allenerai a non ti preoccuparti di quello che la gente può pensare di te inizierai ad accorgerti che la gente non sta affatto pensando a te nei termini in cui credi, anzi, molto spesso non sta affatto pensando a te! Concentra l’attenzione su quello che vuoi piuttosto che su quello che possono pensare gli altri. Naturalmente questa non è una licenza a prevaricare gli altri, i risultati non si ottengono contro gli altri ma con gli altri! Ma il giudizio degli altri non deve essere né un ossessione né un alibi.
  Dai agli altri più di quello che loro si aspettano da te e sarai pienamente confidente in te stesso
Più dai agli altri e più riceverai indietro. Aiutare gli altri alimenta il rispetto di te stesso. Più rispetti te stesso, più ti sarà facile star bene con gli altri e rispettarli e più gli altri ti rispetteranno. Fai sentire importanti gli altri e ti sentirai importante. Alimenta l’autostima degli altri e alimenterai la tua. Fai tu per primo quello che vorresti gli altri facessero e gli altri ti seguiranno.

E’ importante considerare l’autostima come una spia di allarme; quando cala ci avvisa che stiamo inseguendo desideri altrui trascurando quelli che sono i nostri reali bisogni.



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