domenica 28 settembre 2014

Come nascono gli automatismi del nostro carattere

Come nascono gli automatismi del nostro carattere

Come nascono gli automatismi 
del nostro carattere

Una parte importante dell’educazione umana è la costruzione di automatismi: per esempio educhiamo il bambino a lavarsi le mani e questo diventa un automatismo, cioè diventa spontaneo. 
Ritengo sia importante rendersene conto, perché in genere si crede che la spontaneità abbia a che fare con l’essere della persona, mentre non è altro che qualcosa come saper guidare bene la macchina, cioè uninsieme di automatismi.
Quando una persona impara a guidare, all'inizio deve pensare come si fa, ma poi non ci pensa più: sarebbe uno stress pazzesco guidare pensando, e chi sa guidare fa automaticamente, cioè spontaneamente, le operazioni necessarie. 
Gli automatismi non si identificano però con la qualità: un buon pianista e’ aiutato dai suoi automatismi a non pensare alla gestione della tastiera, ma la qualità dell’esecuzione dipende dal suo livello di creatività e dalla sua capacità di differenziare i suoni e dall'avere un gusto che lo guida, non dal livello tecnico che possiede.
Gli automatismi si stabiliscono più facilmente nell’infanzia, e averli o non averli è la differenza fra un pilota automatico  e un pilota manuale, il che vuol dire in realtà fra la spontaneità e la goffaggine, e qualcosa per esempio che ha molto bisogno di automatismi è imparare una lingua straniera, che pochi da grandi riescono a padroneggiare correttamente proprio per la difficoltà di assumere automatismi che da piccoli si sarebbero appresi ben più rapidamente. Anche qui comunque, fra saper parlare una lingua e essere uno scrittore, la distanza e’ abissale.
Per quanto da una parte gli esseri umani siano tanto restii ad assumere automatismi, dall'altra parte sono felicissimi di averli, e per questo si può anche dire, per assurdo, che il miglior amico dell’uomo è la nevrosi: su dei bei meccanismi coatti si potrà sempre contare, può crollare il mondo ma le coazioni stanno sempre li. 
Se le si sa utilizzare possono anche essere di grande utilità, altrimenti diventano una trappola. 
Gli automatismi sono la cosa a cui gli esseri umani sono più attaccati e sono, allo stesso tempo, la loro dannazione: l’inconveniente base è che mettendo il pilota automatico, poi l’aereo va sempre dritto …
L’insieme di automatismi più potente, più coeso, dell’essere umano, è appunto quello che si chiama ilcarattere, che e’ vissuto poi soggettivamente come “fare quello che viene spontaneo di fare”: per un verso è il suo cavallo di battaglia e dall'altra parte il suo destino, la sua prigione. 
Questo per dire che il carattere non è né una cosa da cancellare né una cosa di cui andare fieri.
Gli automatismi a volte sono utili e a volte no: si tratta di conoscerli e all'occorrenza sottoscriverli oppure decidere che è il momento di staccare il pilota automatico.
Il problema e’ che se però non ci si accorge che c’è, il pilota automatico non si può staccare.
La faccenda è complicata dal fatto che nell'organismo vige il principio dell’inerzia, cioè quello che è stato messo in moto tende a rimanerci.
Si tratta poi semplicemente dell’investimento narcisistico: gli esseri umani tendono a investire narcisisticamente in quello che hanno, qualunque cosa sia.
E’ un meccanismo adattivo, con una funzione biologica: investiamo in qualunque cosa ci tocca, ci possiamo affezionare anche al peggio, la difficoltà poi è riuscire a rinunciare all'affezione …
Il carattere è qualcosa di meccanico, ha più a che fare con un macinacaffè che con un quadro: non è quello che la persona è, ma è quello che la persona non è.
Dire che la persona non è il carattere è come dire che una persona e la sua automobile non sono una cosa sola.
Gli automatismi possono essere di qualunque provenienza, e si può acquisire automatismi per qualunque ragione.
Lavarsi le mani è un automatismo, ma qualcuno se le lava per essere più bello, qualcuno se le lava perché gliel’ha detto la mamma, qualcun altro per un altro motivo: lo stesso automatismo si appoggia su basi diverse.
Siccome però l’organismo non è sconclusionato, non acquisisce un automatismo in modo casuale: i comportamenti coatti si appoggiano sulle funzioni psichiche, e lo stesso comportamento può provenire da funzioni diverse, il sostrato insomma può essere molto diverso, per cui non si può risalire per deduzione dal comportamento al carattere.
Ogni carattere ha un modo differente di vedere la verità: il carattere ira  per esempio vede la verità da un punto di vista normativo, il carattere orgoglio   la vede dal punto di vista dell'autostima.
Dal punto di vista normativo  il mondo è disordinato e va messo a posto: il punto di vista dell’autostima  è differente, all'autostima non importa il disordine, ma la meraviglia. Dal punto di vista dell'autoalleanza   il problema è poi se qualcuno gli sta facendo un’ingiustizia, dal punto di vista dell'autorappresentazione  è se ha abbastanza visibilità, eccetera. Quando l’autoregolazione organismica funziona abbastanza bene, succede che nel vissuto delle persone queste istanze si alternano in una specie di balletto fra il punto di vista dell'autostima, il punto di vista dell'autorappresentazione, il punto di vista dell'autodifesa, eccetera, un andare e venire di immagini, come quando si guarda la televisione.
Questo balletto è fra il primo piano e lo sfondo: è come se la mente umana richiedesse un insieme dinamico in cui continuamente affiora qualcosa in primo piano e qualcosa va sullo sfondo, tanto che quando qualcosa rimane troppo tempo in primo piano, in genere si comincia a sentire un qualche senso di scomodità. In questa logica si può immaginare il carattere come una funzione che inizialmente si mette in primo piano rispondendo a un bisogno, poi piano piano si abitua alla posizione e non se ne va più: un esempio politico di questo movimento è il colpo di Stato.
Se la lettura non deve essere tendenziosa, d’altra parte leggere la realtà senza metterci una partecipazione personale fa si che il mondo risulti poi rappresentato in modo completamente incomprensibile. C'è stata a lungo nella cultura occidentale una sopravvalutazione della neutralità, fino per esempio a cercare di scrivere biografie con un punto di vista assolutamente neutrale, con il risultato che poi non si capiva chi fosse la persona in questione: una lettura neutrale è in realtà priva di significato, è come se a guardare fosse una macchina da presa invece che un essere umano, e una macchina vede solo una serie di particolari scollegati tra loro, come negli esperimenti di Andy Warhol con la macchina da presa a inquadratura fissa.
Insomma, non esiste una lettura non soggettiva, tutte le letture lo sono, la differenza è che possono esserlo più o meno radicalmente: alcune sono proprio tendenziose, come quelle dei regimi dittatoriali, che sono così tendenziose da essere ridicole nella loro tragicità.
Tutte le letture tiranniche sono al limite del ridicolo, e quando una funzione va in primo piano e non torna indietro è sempre una specie di colpo di Stato, una situazione di tirannide interna che e’ altrettanto stupida e cattiva di quella esterna.
Quando una funzione si impadronisce del primo piano, non è comunque che le altre scompaiono: nella Germania nazista le scuole c’erano, solo che economicamente
parlando venivano dopo le esigenze militari.
Si hanno insomma sempre anche tutte le altre funzioni, ma a queste non è permesso di gestire i comportamenti della persona.
Le funzioni si possono vedere come ministeri: è come se i ministeri ci fossero sempre tutti, ma rimangono economicamente e politicamente secondari a quello golpista.
Nel caso del colpo di Stato militare, i ministeri sono tutti secondari a quello della guerra.
Le nove funzioni sono tutte quante fondamentali, e nelle loro esagerazioni e’ come se dessero luogo a nove civiltà diverse, che hanno poche chances di farcela nel confronto col mondo se non si embricano fra di loro.
Il colpo di stato non si risolve con un altro colpo di stato, e nemmeno il carattere si smonta dando il potere a un’altra funzione e diventando esagerati in un altro modo: si smonta con un depotenziamento energetico, togliendogli cioè importanza.
Bisogna smettere di alimentarlo energeticamente, e allora cade da solo come i regimi autoritari, che non reggono le esigenze di una economia moderna.
Disinvestimento e umorismo sono strumenti fondamentali: bisogna non prendere sul serio il carattere, e soprattutto non esagerare in una direzione o nell’altra e stare per così dire nel mezzo.
In medio stat virtus,   si diceva nel mondo classico. Questo è arduo per gli esseri umani, per i quali di solito è più facile fare tanto o non fare niente, mentre è difficile fare poco: e’ più facile cioè esagerare che stare in equilibrio.   A dottò acqua e olio tutto apppposto!!!!!!!


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domenica 14 settembre 2014

Il pensiero positivo ... un'arma micidiale di distruzione cerebrale di massa

Il pensiero positivo ... 
un'arma micidiale di distruzione cerebrale di massa 


Con il termine pensiero positivo si designa una scuola di pensiero che sostiene il vantaggio di allineare la mente a uno stato di positività, superando gli schemi di pensiero negativi sussistenti e creandone di nuovi, più ottimisti e sani, al fine di affrontare con fiducia la propria esperienza di vita e raggiungere il benessere psicofisico.

Bene ... bene ...
Oggi affrontiamo una trappola mentale nella quale tutti ci siamo cascati ......

l'aspettativa.
In cosa consiste .... semplice lo facciamo tutti i giorni .... con figli, mogli, amici, clienti ecc.
abbiamo la tendenza ad attribuire alle persone che ci circondano le nostre percezioni e convinzioni e cosa fantastica ci aspettiamo, pure, che reagiscano come reagiremmo noi.


Ogni organismo si è evoluto attraverso delle esperienze personali, differenti e quindi ognuno di noi ha caratteristiche biopsicobiologiche del tutto originali e irripetibili, quindi?
L'attribuzione di aspettative non ha alcun senso logico.
::::::: ma è ragionevole ....... vi chiederete in che senso?
Il nostro comportamento è costruito attribuendo agli eventi nessi causali e caratteristiche formali, determinate da autoinganni, da interpretazioni riduzionistiche e rigidissime convinzioni.
L'autoinganno è un processo di negazione o razionalizzazione che prescinde da rilevanza, significato e importanza di evidenze e argomentazioni logiche opposte ad esso. L'autoinganno consiste nel convincere se stessi, attraverso diverse manovre, di una verità (o dell'assenza di una verità), senza avere alcuna consapevolezza di queste manovre.
Traduco: l'autoinganno è un insieme di processi percettivi, emotivi, e cognitivi che portano il soggetto ad osservare e dare un'interpretazione della realtà avvicinandola alle sue più abituali credenze e ai propri modelli interpretativi del mondo.
La tipologia di autoinganno più frequente è quella di tipo percettivo.
Cioè quando dai nostri cinque sensi arrivano informazioni falsate che il nostro cervello elabora dall'interazione tra le esperienze precedenti e il percepire presente.
L'autoinganno non ha valenza positiva o negativa .... è un processo inevitabile e basta e st a noi gestirli in modo funzionale.
Immaginiamo ora una persona qualunque ..... voi ..... o il sottoscritto .... che si è fatto un'idea di ciò che è giusto o non è giusto fare, che si è creato un set di valori e credenze da rispettare e che nella propria vita si sono rivelati ''giusti'' per se e per chi gli sta vicino, secondo voi facilmente vede altri modi per pensare e gestire la vita?
Questa trappola mentale si estende a tutti gli ambiti della nostra vita ed è fonte di sconfitte e amarissime delusioni e genera forme gravi di depressione o reazioni di rabbia e aggressività fuori da ogni controllo.
Quante volte vi siete detti che cosa sarebbe giusto fare e quante volte liberamente avete fatto d'altro?
...............................
...............................
Quante volte spinti da emozione scegliamo qualcosa di meno oneroso e stressante rispetto a ciò che sarebbe giusto fare?
Per uscire da questa trappola basta osservare la realtà con lo sguardo degli altri ... non solo vicino a noi. 
Evitare di fissarci sulla nostra prospettiva come se fosse l'unica e la migliore.
Ora ....  legata a questa trappola ne esiste un'altra altrettanto insidiosa ....che affonda le sue radici fin dall'antichità e alla quale è stata data la patente di scientificità solo di recente.
Dal mondo della psicologia, sociologia ed anche economisti arrivano documentazione di studi che dimostrano come il pensiero positivo agisca ..... positivamente sul benessere e la felicità dell'individuo.
Ora se esistono studi sulla correlazione tra pensiero positivo e benessere, vi sono molto più numerose dimostrazioni attraverso le quali il crollo delle illusioni suscita delusioni forti che portano a forme depressive patologiche.
Più elevata è l'aspettativa ......tanto più diventa devastante è l'effetto della delusione quando questa non si realizza.
Influenze orientali, della beat generation e New age e psicologia positiva fan si che l'esercito di chi crede nel pensiero positivo continua ad aumentare.
Una nuova religione senza Dio basata sulla presunta capacità dell'uomo di influenzare positivamente il destino tramite il pensiero ottimistico.
Come tutti i ricercatori conoscono, la profezia autorealizzante funziona di più in negativo che in positivo e gli effetti positivi sono possibili, ...... segnatevelo bene nel vostro cervello, solo quando il meccanismo dell'autoinganno è inconsapevole.
Quando il meccanismo è volontario si ottiene un effetto paradossale.
Vi faccio un esempio .... se siete tristi e vi sforzate a pensare positivo......sapete cosa succede?
Primo il vostro inconscio vi fa una pernacchia..... secondo vi deprimete maggiormente.
Se avete paura e la affrontate ottimisticamente vi spaventate ulteriormente.
Pensate all'effetto placebo, all'effetto aspettativa in medicina e psicoterapia si ottiene agendo sia a livello volontario che involontario e non cosciente.
Il potere terapeutico in questi casi è dato dall'attribuzione inconsapevole del paziente che ritiene che la sostanza inerte sia un farmaco molto potente e che il terapeuta abbia poteri straordinari sulla base di credenze o sulla fama del taumaturgo.
L'autoinganno funziona solo se esercitato inconsapevolmente e quando diventa esplicito perde il suo potere.
Pensare positivo è un atto volontario e consapevole e quindi inefficace.
Mai applicare il pensiero positivo a percezioni, emozioni come la paura, rabbia, dolore.

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